Partendo da un esame delle linee generali di tendenza nel dibattito culturale che precede e accompagna, in particolare dagli anni trenta agli anni cinquanta in Italia, fino alla immediata contemporaneità, questo lavoro cerca di ripercorrere i principali momenti che hanno contribuito all'affermarsi degli elementi linguistici dell'architettura e di individuare le diverse interpretazioni assegnate agli apparati decorativi. Interpretazioni che, sia letteralmente che metaforicamente, consentono di effettuare, accanto a quelle consuete, nuove letture pur senza mettere in crisi le precedenti. Tali opere, ancora più che come un testo, possono così essere considerate come un'orditura di testi. Attraverso le due opere esaminate, ritenute significative, Palermo diventa, per così dire, campo di sperimentazione delle ipotesi avanzate da questa tesi che vuole mettere in evidenza, attraverso il dibattito da un lato e i progetti dall'altro, quanto viene recepito in ambito meridionale di quelle tematiche e in quali modi, ma con i confronti necessari a individuare le analogie e le corrispondenze in contesti più ampi, fino a abbracciare quello internazionale. In questo quadro, di volta in volta, emerge come l'interesse per gli apparati decorativi delle opere d'architettura, a torto ritenuti trascurabili nell'economia della trattazione della storia dell'architettura contemporanea, assuma connotazioni in grado di restituire al linguaggio architettonico la sua originaria complessità. Il presente studio, dunque, si propone di esplorare quali siano le possibilità del processo figurativo, operato principalmente dalla decorazione, dalla pittura e dalla scultura nella costruzione dello spazio architettonico, come fatto costitutivo e non soltanto di commento: «Non si può scindere la forma di un cristallo dalla sua luce, la decorazione - afferma inequivocabilmente Ernesto Nathan Rogers - è congenita all'architettura e non si può percepire energia senza materia». La ricerca, inoltre, tenta di tracciare un consuntivo: il valore dell'apparato decorativo e del linguaggio espressivo che da esso ne discende; il valore dell'architettura quale opera d'arte totale a cui non appartiene la sola dimensione funzionalista, cara a molti autori dell'epoca, ma anche quella legata all'espressione della forma simbolica. Presentazione di Diane Gherardo.
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