L’industria delle costruzioni dell’Italia fascista fu caratterizzata da un alto grado di complessità rna causa della continua mediazione tra molteplici soggetti produttivi e politici, secondo le diverse esigenze rnlocali/nazionali, nonché della ricerca, propria dell’attualismo di Gentile, di unità espressiva tra valori contemporanei e identità storica. Pertanto, nell’imponente produzione edilizia pubblica si esplicò una viva dialettica con le esperienze internazionali. Il saggio pone in rilievo il pensiero e l’operato di figure quali Piacentini, Pagano, Persico, Olivetti, Piccinato, Vaccaro, Ponti, Mazzoni, Michelucci, Libera, Capponi, Ridolfi, Terragni, Albini, BBPR, Figini e Pollini, ricostruendo il profilo di un’architettura ben più drammaticamente ideata a fronte di consolidate e consolanti generalizzazioni.
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